Democrazia
partecipativa
nel Comune di
Grottammare
Non solo bilancio
Come precedentemente accennato, parlare
di partecipazione popolare in un ottica
esclusivamente bilancistica risulta fortemente
riduttivo oltre che fuorviante. Una consapevole
riflessione su queste dinamiche di inclusione
non può, infatti, non tenere conto di altre
arene ugualmente significative e determinanti
dell’azione amministrativa. Rendere la
partecipazione popolare più efficace significa
inevitabilmente passare per meccanismi
partecipativi applicati anche ad altri settori
strategicamente determinanti per il governo di
un territorio.
Piano Regolatore
Generale
Se
pur efficace e significativa l’esperienza
partecipativa in tema di Bilancio, essa non
risulta esaustiva al fine di illustrare i
meccanismi partecipativi in essere nella realtà
di Grottammare. Percorso altrettanto
significativo è quello relativo al Paino
Regolatore Generale.
Quando il movimento Solidarietà e
Partecipazione si fece vera e propria azione di
governo ereditò una Piano Regolatore vecchio di
oltre 20 anni e che presagiva uno sviluppo
spropositato oltre che disordinato e privo di
verde o spazi aggregativi; quando nel 1997 la
nuova amministrazione decise di rimettere mano
al documento di pianificazione territoriale,
decise di farlo seguendo quel percorso
partecipativo che aveva caratterizzato il suo
operato ormai da diversi anni.
Decine di Assemblee tematiche, una forte
azione dei Comitati di Quartiere e l’istituzione
di un Ufficio di Piano in cui le persone
potevano vedere l’evolvere dei lavori esprimendo
la propria idea di sviluppo, permisero di
arrivare ancora una volta ad un’approvazione
condivisa e generalizzata di questo documento
così importante. La scommessa in questo caso,
come per il Bilancio, fu quella di far
intervenire in maniera effettiva i cittadini su
percorsi per troppo tempo relegati agli “addetti
ai lavori”; attraverso una costante e capillare
opera di semplificazione fatta quartiere per
quartiere si è potuto dimostrare che non solo
non esistono argomenti in cui la cittadinanza
non può essere coinvolta, ma anche che la
trasparenza è garanzia essenziale per
scongiurare dinamiche di collusione tra potere
politico ed economico sul terreno del
consenso.
Ragionamenti del tipo “…dammi la
possibilità di fabbricare in questa parte di
territorio e io ti aiuto alle elezioni…” si sono
sgretolati davanti all’interesse pubblico. I
risultati mostrano in tutta la sua interezza la
veridicità di quanto appena esposto: 1 000 000
di metri cubi in termini di area edificabile
sono stati tagliati su un territorio di 14 km
quadrati.
Inoltre questa esperienza si è rivelata
utile anche per confutare l’ennesimo luogo
comune che vede nella partecipazione popolare un
ostacolo al raggiungimento di determinati
obiettivi in quanto allungherebbe eccessivamente
i tempi del confronto; l’esperienza di
Grottammare in questo campo dimostra che non è
stato così, in poco più di dodici mesi si è
riusciti a modificare un Piano Regolatore che
non veniva toccato da oltre venti anni. Questo è
stato possibile perché la stessa maggioranza ha
ricevuto una forte legittimazione popolare a
riguardo trovando il coraggio di assumere una
decisione così radicale senza correre il rischio
di perdere il consenso della collettività che ha
espresso una chiara indicazione a
riguardo.
Dunque, ai tradizionali strumenti
partecipativi in mano alla popolazione per la
redazione del Bilancio se ne unito un altro
appositamente creato per favorire una
partecipazione più consapevole ed effettiva. Più
nello specifico da un punto di vista
metodologico il processo si è svolto avvalendosi
di queste diverse arene
partecipative:
-Due cicli assembleari di
quartiere: una volta effettuate le
riunioni necessarie per approvare il Bilancio
appariva chiaro che per risolvere i diversi
problemi espressi dai cittadini bisognava
mettere mano al Piano Regolatore. I due cicli
Assembleari che seguirono furono strumentali a
dare una visione d’insieme alla portata del
problema. Il primo è stato utile a raccogliere
elementi, suggerimenti, previsioni, segnalazioni
riguardanti l’idea di sviluppo territoriale che
la cittadina aveva della propria comunità. La
seconda tornata di incontri ha invece permesso
di illustrare ai cittadini la sintesi del
progetto in essere e intercettare nuovi spunti
di dibattito. Anche in questo caso la forza di
questi cicli assembleari risiede nella
dimensione collettiva e nella discussione
cittadina sulla cosa pubblica.
-Assemblea settimanale:
questo strumento ha permesso ai cittadini di
seguire la formazione del Piano in tutte
le sue tappe evolutive agevolando quel processo
di sintesi determinante per avere una visione
condivisa oltre che generale del processo in
questione.
-Ufficio del Piano Regolatore
Generale: questo ha rappresentato un
nuovo strumento partecipativo ed era un vero e
proprio luogo fisico, aperto ogni pomeriggio,
all’interno del quale i cittadini potevano
intervenire per prendere visione dell’evoluzione
del progetto ma anche per esprimere proprie
osservazioni o particolari preferenze. Il tutto
è stato realizzato alla presenza di tecnici che
avevano il compito di facilitare il processo ai
cittadini che avevano comprensibili difficoltà
nell’interpretazione del documento
-Comitati di Quartieri:
hanno svolto in modo ancora più significativo il
loro ruolo di facilitatori e promotori del
processo; essi, hanno in altri termini coinvolto
i cittadini permettendogli di arrivare preparati
ai momenti assembleari illustrando in maniera
semplificata il progetto di Piano Regolatore in
itinere. Hanno anche in questo caso richiesto
assemblee e “lubrificato” l’interazione delle
diverse arene partecipative.
Accordo di
programma
Non
da ultimo recentemente si sono svolte Assemblee
partecipatissime per effettuare un opera di
riqualificazione di una zona del paese. Questo
intervento prevedeva l’intervento di un privato
e quindi l’amministrazione si è trovata nelle
condizioni di dover contrattare con esso
per arrivare porre in essere l’opera; è proprio
in questa fase che la partecipazione popolare ha
assunto toni decisivi in quanto ha dato al
Sindaco un vero e proprio mandato al quale esso
si è dovuto attenere proprio perché espressione
della volontà cittadina.
Riqualificazione e valorizzazione di una
zona di verde, parcheggi pubblici, alloggi da
destinare ai meno abbienti e altri risultati
emersi in sede Assembleare sono stati ottenuti
proprio perché a quel punto il rappresentante
dell’amministrazione non ha potuto distanziarsi
dalle linee guida espresse dai cittadini e il
privato non è riuscito effettuare eventuali e
ipotetiche azioni speculative proprio
perché l’argomento era diventato di dominio
pubblico.
Un’Assemblea preliminare, le tradizionali
Assemblee di quartiere e un ulteriore
incontro con la cittadinanza hanno in certo
senso blindato la volontà cittadina permettendo
di raggiungere agevolmente i risultati espressi
dalla popolazione. Da una parte il Sindaco non
ha né potuto (i cittadini avrebbero fatto valere
le loro ragioni nelle successive Assemblee) né
voluto scostarsi da quella che è stata una
chiara volontà della cittadinanza; dall’altra il
privato non ha avuto la forza contrattuale e
morale di opporsi ad una legittimazione così
radicata all’interno del tessuto sociale del
paese.
Dunque bilancio, Piano Regolatore
Generale, progettazione di singoli interventi,
accordi di programma, contratti di quartiere e
via dicendo si configurano come arene
all’interno della quale la partecipazione assume
connotati decisivi in quanto si passa da
dinamiche di mera consultazione a meccanismi di
effettiva co-decisione sulla cosa pubblica.