SCHEDA GUSCIO

PER CENSIRE PROCESSI DI DIALOGO TERRITORIALE

 

ATTENZIONE: I CAMPI DA RIEMPIRE SONO SOLO QUELLI BIANCHI:

 

N° ID. campo

N° SCHEDA: 2

0.1/0.5

COLLOCAZIONE GEOGRAFICA DELLE ESPERIENZE CENSITE

(inserire i nomi, fermandosi al livello di inquadramento che interessa le pratiche da rilevare)

0.1

STATO

Italia

0.2

REGIONE

Marche

0.3

PROVINCIA

Ascoli Piceno

0.4

COMPRENSORIO o AREA VASTA

*

0.5

COMUNE o COMUNI interessati

Grottammare

ELENCO DELLE SCHEDE DI CASO COLLEGATE DENTRO LA STESSA UNITÀ TERRITORIALE

0.6

NUMERO DI PRATICHE CENSITE:

 

0.7

N° DI SCHEDA

NOME SINTETICO UTILE AD INDIVIDUARE OGNI SINGOLA PRATICA

LINK ALLE SUB-SCHEDE TEMATICHE

2/1

Sperimentazione Bilancio Partecipativo

DATI GENERALI

ATTORI

STRUMENTI E CONTENUTI

LIMITI, OPPORTUNITÀ, ESITI

 

N.B: = Se le pratiche territoriali da censire sono più di 5 in ogni ambito di riferimento considerato, è possibile aggiungere ulteriori righe.

 

 

SCHEDA DI CASO DI 2° LIVELLO

PER CENSIRE PROCESSI DI DIALOGO TERRITORIALE

 

ATTENZIONE: I CAMPI DA RIEMPIRE SONO SOLO QUELLI BIANCHI:

 

1.                SUB-SCHEDA “DATI GENERALI”

 

N° ID. campo

N° IDENTIFICATIVO DELLA SCHEDA_di_CASO: 2/1 SC 1

1.0

NOME

Sperimentazione Bilancio Partecipativo

1.1

QUAL’È L’AMBITO TERRITORIALE IN CUI L’ESPERIENZA È MATURATA?

(barrare con una X la casella corrispondente al livello dove le pratiche locali hanno preso forma)

1.1.a

LIVELLO REGIONALE

 

1.1.b

LIVELLO PROVINCIALE

 

1.1.c

ALTRO AMBITO SOVRACOMUNALE

 

1.1.d

LIVELLO COMUNALE

X

1.1.e

LIVELLO DI MUNICIPIO

(infracomunale per città con oltre 300.000 abitanti)

 

1.1.f

LIVELLO CIRCOSCRIZIONALE

 

1.1.g

LIVELLO RIONALE (per Comuni privi di Circoscrizioni)

 

1.2

L’ESPERIENZA METTE IN STRETTO RAPPORTO DUE O PIÙ AMBITI TERRITORIALI NON CONTIGUI? (barrare con una X la casella a destra della risposta scelta)

1.2.a

SI

 

1.2.b

NO

X

1.3

SE LA RISPOSTA È “SI”, INDICARE CON UNA “X”:

1.3.a

SE APPARTENGONO ALLO STESSO AMBITO NAZIONALE

 

1.3.b

SE APPARTENGONO A CONTESTI NAZIONALI DIVERSI

 

1.3.c

DI QUANTI E QUALI AMBITI TERRITORIALI SI TRATTA? (precisare contesti e loro livelli amministrativi)

 

1.4

RIFERIMENTI TEMPORALI DELLA PRATICA DESCRITTA

1.4.a

IN CORSO

(Indicare l’anno di avvio)

X

(1994)

1.4.b

CONCLUSA

(Indicare gli anni di inizio e fine)

 

1.4.c

IN FASE DI AVVIO

(Indicare anno di avvio)

 

1.4.d

IN ATTESA DI RIPRESA

(Indicare anni di avvio e interruzione)

 

1.4.e

FORNIRE OSSERVAZIONI E DETTAGLI, SE NECESSARIO

Anche se è stato indicato il 1994 come inizio della pratica vanno fatte una serie di considerazioni a riguardo; la sperimentazione di percorsi partecipativi riferiti alla redazione del Bilancio ha assunto inizialmente connotati fortemente diversi se posti in relazione con lo stato attuale del processo. Questo è dovuto ad un elevato grado di flessibilità della sperimentazione, tuttora in essere, che ha permesso un’agilità nei procedimenti funzionale alle diverse esigenze della comunità.

1.5

NOTE SUL COMPILATORE DELLA SCHEDA

1.5.a

NOME, COGNOME

Pier Paolo Fanesi

1.5.a

RECAPITI TELEFONICI

Ufficio: 0735739244

 

1.5.b

RECAPITO E-MAIL

urp@comune.grottammare.ap.it , fanesipierpaolo@yahoo.it

DA QUALE POSIZIONE OSSERVA o HA OSSERVATO L’ESPERIENZA ALL’EPOCA DEL SUO SVILUPPO?

1.6.

1.6.a

DA RAPPRESENTANTE O FUNZIONARIO DI UN ENTE COMPRENSORIALE (quale?)

 

1.6.b

DA RAPPRESENTANTE O FUNZIONARIO DI ENTE LOCALE (specificare quale)

 

1.6.c

DA MEMBRO DI ASSOCIAZIONE O MOVIMENTO (specificare quale)

 

1.6.d

DA RICERCATORE (di che tipo?)

L’intervistato si è laureato di recente all’Università di Macerata con un tesi riguardante gli istituti partecipativi nel comune di riferimento:  “Democrazia deliberativa e politiche pubbliche: il caso di Grottammare”. In questo lavoro di ricerca egli ha analizzato 124 richieste d’intervento effettuate dai cittadini nel percorso partecipativo in un arco di tempo che va dal 1994 al 2003. Nel 2003 ha svolto uno stage della durata di sei mesi per seguire il processo partecipativo in tutte le sue fasi; dal 2004 si occupa in prima persona delle pratiche partecipative nel Comune di Grottammare coordinando l’organizzazione dei due cicli annuali del Bilancio Partecipativo.

1.6.e

DA CITTADINO INTERESSATO

 

ALTRO (specificare)

 

1.7.

EVENTUALI NOTE AGGIUNTIVE

 

1.8.

DATA DI COMPLIAZIONE DELLA SCHEDA

28 – 09 - 2004

 

 


2.                SUB-SCHEDA

“ATTORI INTERAGENTI”

 

N° ID. campo

N° IDENTIFICATIVO DELLA SCHEDA_di_CASO: 2/1 SC 2

2.1/2.3

QUALI ATTORI L’ESPERIENZA DESCRITTA È RIUSCITA A COINVOLGERE, E CON QUALE RUOLO? (definirne i nomi nella casella bianca a lato di ogni categoria)

2.1

ATTORI ISTITUZIONALI

2.1.a

PROMOTORI

Il movimento “Solidarietà e Partecipazione” che, una volta fattosi azione di governo locale, ha cominciato a promuovere momenti partecipativi e di  confronto popolare “calando” la sperimentazione dall’alto.

2.1.b

COINVOLTI SUCCESSIVAMENTE

 

2.2

ATTORI DEL TESSUTO SOCIALE ED ECONOMICO

2.2.a

PROMOTORI

 

2.2.b

COINVOLTI SUCCESSIVAMENTE

Anche se i Comitati di Quartiere sono state figure determinanti fin dall’inizio del processo, non possiamo dire che hanno assunto un ruolo determinate nel momento della genesi del laboratorio partecipativo. Essi si sono posti, insieme alle Assemblee di Quartiere,  come le colonne portanti del processo assumendo il ruolo di facilitatori e garanti della sperimentazione.

2.3

CITTADINI NON

PRE-ORGANIZZATI

2.3.a

PROMOTORI

 

2.3.b

COINVOLTI SUCCESSIVAMENTE

I cittadini intervenuti nelle diverse Assemblee hanno proposto eventuali modifiche o aggiustamenti strutturali del processo partecipativo. Da quest’anno due cittadini scelti dall’Assemblea saranno scelti per collaborare con l’Amministrazione nell’individuazione delle priorità emerse nelle Assemblee di Quartiere

2.4

EVENTUALI NOTE AGGIUNTIVE

 

2.5/2.8

DALLA VOSTRA POSIZIONE DI OSSERVAZIONE, QUALE GIUDIZIO RITENETE ESPRIMA MEGLIO IL GRADO DI COLLABORAZIONE TRA ATTORI CHE SI È RAGGIUNTO?

(barrare con una X la casella a destra della risposta scelta per ognuna delle categorie elencate)

TRA ATTORI ISTITUZIONALI E TESSUTO ECONOMICO

2.5.a

scarso

X

2.5.b

instabile ma positivo

 

2.5.c

buono

 

2.5.d

ottimo

 

TRA ATTORI ISTITUZIONALI E TESSUTO SOCIALE

2.6.a

scarso

 

2.6.b

instabile ma positivo

 

2.6.c

buono

X

2.6.d

ottimo

 

TRA TESSUTO SOCIALE E TESSUTO ECONOMICO

2.7.a

scarso

X

2.7.b

instabile ma positivo

 

2.7.c

buono

 

2.7.d

ottimo

 

LIVELLO DI COORDINAMENTO TRA ISTITUZIONI DIVERSE

2.8.a

scarso

 

2.8.b

instabile ma positivo

X

2.8.c

buono

 

2.8.d

ottimo

 

2.9.

EVENTUALI NOTE AGGIUNTIVE

Collateralmente al processo si è attivato meccanismo reticolare di dialogo con altre Amministrazioni, all’interno della Rete del Nuovo Municipio. Su singole azioni gli stimoli alla partecipazione hanno preso forma intorno a specifiche richieste di finanziamento.

2.10

ALL’INTERNO DELL’ISTITUZIONE PROMOTRICE O CO-PROMOTRICE, SI SONO MESSE IN ATTO FORME DI COORDINAMENTO TRA ASSESSORATI E DIPARTIMENTI?

(barrare con una X la casella a destra della risposta scelta)

2.10.a

SI, CON BUONI RISULTATI

X

 

2.10..b

SI, MA CON RISULTATI SCARSI

 

2.10.c

NO, OGNUNO HA LAVORATO IN MANIERA SETTORIALE E POCO COORDINATA

 

2.11

SONO STATE MESSE IN ATTO STRATEGIE MIRATE AL COINVOLGIMENTO DI PARTICOLARI ATTORI SOCIALI?

2.11.a

SI

X

2.11.b

NO

 

2.12

IN CASO DI RISPOSTA AFFERMATIVA, INDICARE QUALE TIPO DI ATTORI

(Esempio: bambini, adolescenti, anziani, donne, disabili, immigrati, persone con differente orientamento sessuale, movimenti antagonisti, ecc.)

In alcuni casi sono state realizzate apposite Assemblee tematiche (realizzazione polo scolastico, riqualificazione di una zona …) per coinvolgere i cittadini direttamente interessati al problema in questione. Queste Assemblee hanno fatto registrare un alto numero di presenti e, inoltre, sono state molto importanti per l’amministrazione in fase di acquisizione delle informazioni sull’argomento in quanto si trovava di fronte ad una platea molto preparata sul problema in discussione.

2.13

SONO STATE MESSE IN ATTO STRATEGIE DI ‘DISCRIMINAZIONE POSITIVA’ MIRATE A BENEFICIARE NELLE SCELTE PARTICOLARI ATTORI SOCIALI? (mettere una X)

2.13.a

SI

 

2.13.b

NO

X

2.14

IN CASO DI RISPOSTA AFFERMATIVA, SPECIFICARE AZIONI E BENEFICI

 

2.15

SONO STATE MESSE IN ATTO FORME DI MONITORAGGIO PER CONOSCERE MEGLIO IL PROFILO DI COLORO CHE PARTECIPANO ATTIVAMENTE AL PROCESSO? (mettere una X)

2.15.a

SI

 

2.15.b

NO

X

2.16.

IN CASO DI RISPOSTA POSITIVA ALLA DOMANDA 2.14, POTETE DESCRIVERE IN BREVE:

2.16.a

QUALI FORME DI MONITORAGGIO SONO STATE ATTUATE

 

2.16.b

ESPORRE ALCUNI DATI SUI PROFILI PRINCIPALI DEI PARTECIPANTI

 

2.16.c

SPECIFICARE SE È STATA REGISTRATA LA PRESENZA DI CITTADINI IMMIGRATI E LA LORO PROVENIENZA

 

2.17.

SONO STATE ADOTTATE PARTICOLARI MISURE PER GARANTIRE UGUALI OPPORTUNITÀ DI ACCESSO AI CITTADINI NON ORGANIZZATI (esempio: babysitteraggi nelle riunioni, trasporti gratuiti o rimborsabili, traduzione per non udenti e non vedenti, ecc.)?

E DI QUALE GENERE E ENTITÀ?

Le date delle Assemblee sono concordate con le zone di riferimento per evitare particolari impedimenti a cittadini singoli o gruppi di persone.

2.18.

COME SI ARTICOLA E ORGANIZZA IL PROCESSO?

Ci sono due tornate da 7 Assemblee (totale 14) che toccano le diverse zone del paese. La prima, denominata Gli amministratori ascoltano i cittadini, serve per far emergere le diverse richieste d’intervento fatte dai cittadini. Queste vengono sistematizzate in tre categorie: segnalazioni, richieste di quartiere e richieste cittadine. Nella seconda tornata Assembleare, Decido anch’io, la Giunta rende conto delle segnalazioni e i cittadini votano gli interventi cittadini e di quartiere.

2.19.

ESISTONO CRITERI PER L’ASSUNZIONE DELLE DECISIONI E/O ELEZIONI DI SOGGETTI POPOLARI CHE RAPPRESENTINO I CITTADINI IN SINGOLE FASI DEL DIBATTITO CHE RICHIEDONO TRATTAZIONE APPROFIONDITA DI CONTENUTI?

L’Amministrazione si impegna a realizzare la richiesta d’intervento con il maggio numero di preferenze espresse dai cittadini.

2.20.

COME E’ FINANZIATO IL PROCESSO?

Con fondi dell’Amministrazione Comunale, sia per la pubblicizzazione che per l’organizzazione. I lavori hanno finanziamenti diversi, in genere legati alla costruzione di opere pubbliche.

2.21.

DA DOVE PRENDE ORIGINE IL NOME DEL PROCESSO?

Il nome Bilancio Partecipativo viene dai processi sperimentati in diverse parti del mondo, a partire dall’esperienza latino-americana. “Grottammare Partecipativa” vuole evocare un vero e proprio modus operandi dell’agire amministrativo che non si ferma al Bilancio ma che prende anche altre arene altrettanto importanti (progettazione, pianificazione urbana, accordi di programma…)

2.22.

ESISTE UN SITO SU CUI POTER SEGUIRE LO SNODARSI E L’EVOLVERSI DEL PROCESSO?

www.comune.grottammare.ap.it

2.23.

EVENTUALI NOTE AGGIUNTIVE

 

 


3. SUB-SCHEDA

“STRUMENTI, ORGANIZZAZIONE E CONTENUTI”

 

N° ID. campo

N° IDENTIFICATIVO DELLA SCHEDA_di_CASO: 2/1 SC 3

3.1

L’ESPERIENZA ESAMINATA HA PERSEGUITO LA COSTRUZIONE DI FORME DI

DIALOGO STRUTTURATO TRA ATTORI SOCIALI DIVERSI? (barrare con una X)

3.1.a

NO

 

3.1.b

SI, MA IN MANIERA EPISODICA,

 

3.1.c

SI, IN MANIERA CICLICA E/O PERMANENTE

X

3.2/3.4

IN CASO POSITIVO, QUALI STRUMENTI SONO STATI UTILIZZATI PER STRUTTURARE IL DIALOGO? (sono possibili più risposte; segnare con una X gli strumenti usati e con una Y gli strumenti con cui il processo è entrato in contatto, pur restando autonomo rispetto ad essi)

STRUMENTI INNOVATIVI CREATI AD HOC (specificare quali)

3.2.a

 

STRUMENTI CONSUETI

MA NON CODIFICATI DA NORMATIVE O BANDI NAZIONALI

(se possibile, specificare accanto dei dettagli)

3.3.a

Assemblee tematiche

aperte a tutti

X

3.3.b

Assemblee a base locale

aperte a tutti

X

3.3.c

Forum dell’Associazionismo

 

3.3.d

Consulte tematiche

Y

3.3.e

Percorsi di

Bilancio Partecipativo

X

3.3.f

Consiglieri Aggiunti

Y

3.3.g

Contratti di fiume

 

3.3.h

Gruppi di Acquisto Solidale

 

3.3.j

Laboratori di Progettazione

 

3.3.k

Tavoli di concertazione socio-economica

X

3.3.i

Focus Group

 

3.3.l

Conferenze d’area

 

3.3.m

ALTRO (specificare dettagli)

X (accordo di programma)

STRUMENTI O PERCORSI FORMALMENTE CODIFICATI DA NORMATIVE O BANDI NAZIONALI, EUROPEI O REGIONALI

3.4.a

Contratti di Quartiere

Y

3.4.b

PRU

Y

3.4.c

PRUSST

Y

3.4.d

PRIU

Y

3.4.e

Patti Territoriali

Y

3.4.f

Piani Sociali di Zona

Y (più di propaganda, visto che la zona sociosanitaria è ampia e disomogenea, e vi è stata scarsa organizzazione, nonostante la collaborazione con l’ARCI)

3.4.g

Agenda XXI locale

Y

3.4.h

PIC URBAN o PPU finanziati UE

 

3.4.j

PISL

 

3.4.k

PSL/GAL

 

3.4.i

Referendum locali

 

3.4.l

Agenzie di Sviluppo Locale

 

3.4.m

Strumenti consolidati da leggi o bandi regionali (specificare dettagli)

 

3.5

EVENTUALI NOTE AGGIUNTIVE

 

3.6

NEL CASO IL PROCESSO ABBIA UTILIZZATO O INCROCIATO ALTRI STRUMENTI DIFFERENTI, VI È STATO O VI È UN COORDINAMENTO TRA DI ESSI?

(barrare con una x – possibili più risposte, se si dettagliano accanto)

3.6.a

SI, CRESCENTE NEL TEMPO

X

3.6.b

SI, MA DECRESCENTE NEL TEMPO

 

3.6.c

NO, OGNI STRUMENTO HA OPERATO IN MANIERA SETTORIALE E POCO COORDINATA

 

3.6.d

VI È STATO UNO STRUMENTO PREVALENTE (specificare quale, e i rapporti instaurati con gli altri)

Il processo partecipativo si basa su due istituti fondanti e fondamentali; essi sono le Assemblee di Quartiere e Comitati: il primo strumento è garanzia di collettività del processo, il secondo è volto a favorire la dimensione della permanenza della partecipazione anche al di là dei momenti Assembleari. L’alta flessibilità del processo ha permesso di far prevalere una volta uno strumento a volte un altro a seconda dei periodi di riferimento.

Attualmente sono le Assemblee a rappresentare la centralità del percorso partecipativo.

3.7

NEL COMPLESSO SI SONO PRIVILEGIATE STRATEGIE DI:

(barrare con una x)

3.7.a

CONCERTAZIONE (con attori dotati di una rappresentatività antecedente al processo)

 

3.7.b

PARTECIPAZIONE (con impegno al coinvolgimento soprattutto di cittadini non pre-organizzati)

X

3.7.c

EQUILIBRIO TRA STRATEGIE CONCERTATIVE e PARTECIPATIVE APERTE A TUTTI

 

3.8

SI È CERCATO DI GARANTIRE AUTONOMIA AGLI SPAZI DI DECISIONI DELLA CITTADINANZA?

3.8.a

NON CON ATTENZIONI PARTICOLARI

X

3.8.b

SI (specificare le azioni intraprese)

 

3.9

EVENTUALI NOTE AGGIUNTIVE

 

3.10

CHE VALORE HANNO ASSUNTO LE DECISIONI PRESE DAI CITTADINI?

3.10.a

CONSULTIVO

X

3.10.b

DELIBERANTE

X

3.11

SI È CERCATO DI ‘FORMALIZZARE’ O ‘STATUIRE’ I MOMENTI DI DIALOGO TRA ISTITUZIONI E CITTADINI?

3.11.a

SI, ATTRAVERSO INSERIMENTO NELLO STATUTO (specificare di quale livello amministrativo)

 

3.11.b

SI, ATTRAVERSO ORDINANZE, REGOLAMENTI E SIMILI (specificare)

 

3.11.c

NO, IL PATTO POLITICO CON I CITTADINI È STATO RITENUTO GARANZIA SUFFICIENTE

X (è da specificare che il dibattito sulla formalizzazione del processo è tuttora vivo all’interno della maggioranza)

3.12.

QUALI STRATEGIE COMUNICATIVE SONO STATE USATE PER PROPAGANDARE I MOMENTI DI INCONTRO TRA ISTITUZIONI E CITTADINI? (specificare)

Molto diversificate: annunci su giornali, radio e Tv locali; manifesti per strada, campagna di lettere e volantini porta a porta, fonica, manifesti nei luoghi pubblici e più frequentati dalla cittadinanza, inserimento del calendario  degli incontri nel giornalino comunale, locandine.

3.13.

SI È FATTO USO DI SONDAGGI D’OPINIONE? (se sì, quale uso e con quali cautele?)

Si, ma non a base statistica. Essi sono stati presentati come tali, cioè privi di base scientifica.

3.14

L’ESPERIENZA HA MESSO AL CENTRO ALCUNI DEI SEGUENTI CONTENUTI?

(barrare con una X quello o quelli più centrali e con una Y altri temi trattati con impegno minore)

3.14.a

Accoglienza e integrazione degli immigrati

 

3.14.b

Fitodepurazione, chiusura dei cicli delle acque e valorizzazione del patrimonio idrico

Y

3.14.d

Cooperazione decentrata come luogo di apprendimento reciproco tra Nord e Sud

 

3.14.e

Costruzione di Bilanci Sociali, Ambientali o di Genere

 

3.14.f

Cultura diffusa della prevenzione dai rischi ambientali

X

3.14.g

Diffusione di una cultura dei nuovi indicatori di benessere e qualità della vita, attraverso costruzione collettiva di nuovi indicatori locali (specificare)

 

3.14.h

Diffusione di una cultura dei nuovi indicatori di benessere, attraverso uso di nuovi indicatori internazionalmente elaborati

 

3.14.j

Diritto alla città per disabili e portatori di handicap

Y

3.14.k

Diritto alla città per i bambini e gli adolescenti

X

3.14.i

Diritto alla città per le categorie sociali economicamente marginali

X

3.14.l

Distretti di economie territoriali

Y

3.14.m

Educazione alla democrazia di bambini e giovani

 

3.14.n

Incentivi all’agricoltura come presidio ambientale a protezione del paesaggio storicizzato

Y

3.14.o

Necessità di nuovi stili di vita che riducano l’impronta ecologica sull’ecosistema

Y

3.14.p

Nuove forme di turismo responsabile e sostenibile

X

3.14.q

Partecipazione nelle reti transnazionali di commercio equo e solidale

 

3.14.r

Potenziamento di Gruppi Solidali di Acquisto locali

 

3.14.s

Protezione attiva e valorizzazione delle riserve naturali

 

3.14.t

Rafforzamento dell’identità locale e senso di appartenenza ai luoghi

 

3.14.u

Sostegno alla produzione di informazione indipendente e comunicazione sociale

Y

 

3.14.v

Strategie di diffusione dell’accesso alle nuove tecnologie

 

3.14.w

Trasformazione e riprogettazione collettiva degli spazi pubblici

X

3.14.x

Valenza etica delle imprese

 

3.14.y

Gestione collettiva dei servizi pubblici

X

3.14.z

Costruzione di biofattorie, ecovillaggi, ecc.

 

3.14.ç

ALTRI TEMI CENTRALI TRATTATI (specificare)

Urbanistica, viabilità, pulizia

3.14&

ALTRI TEMI SOLO SFIORATI (specificare)

Illuminazione, sociale

3.15

VI È STATA SUFFICIENTE INTEGRAZIONE NEL TRATTARE I VARI TEMI SEGNALATI?

3.15.a

SI (dettagliare impressioni del perché)

Tante volte un istanza individuale è diventata collettiva; molte volte l’interesse individuale ha fatto un passo indietro perché non coincidevano con l’interesse della comunità

3.15.b

NO (dettagliare impressioni del perché)

 

3.15.c

SOLO PER SINGOLI FILONI DI RAGGRUPPAMENTO DEI TEMI

 

3.16

CHI HA CURATO L’INFORMAZIONE SU QUESTO GENERE DI CONTENUTI (TALORA DI NON FACILE COMUNICAZIONE) E COME LO HA FATTO? (dettagliare)

L’informazione è stata tutta a carico dell’Amministrazione anche se si è avvalso delle realtà associative presenti sul territorio  e soprattutto dei  Comitati di Quartiere. Da poco anche il sito internet riesce a svolgere una funzione di informazione.

3.17

ESISTONO CORSI DI FORMAZIONE O AUTOFORMAZIONE CHE PREPARINO I CITTADINI AD AFFRONTARE TEMI COMPLESSI NEI MOMENTI DI INTERAZIONE PUBBLICA? SE SI, COME SI SVOLGONO E CHI LI ORGANIZZA E FINANZIA?

3.17.a.

NO

 

3.17.b.

       SI (specificare)

 

3.18.

CHE TIPO DI AZIONI SONO STATE INTRAPRESE PER DARE AGLI INTERVENTI SUL TERRITORIO COERENZA CON I TEMI SOPRA SEGNALATI? (dettagliare)

Assemblee tematiche aperte a tutti i cittadini sui  temi più richiesti, incontri con i rappresentanti di categorie.

3.18

EVENTUALI NOTE AGGIUNTIVE

Il doppio ciclo di Assemblee è garanzia prima per dare effettività alle richieste stesse; la fase Decido anch’io  ha infatti insita una forte componente di controllo dei rappresentati  sui rappresentanti in quanto agisce sulla credibilità e quindi sulla responsabilità del politico.

 


4. SUB-SCHEDA

“LIMITI, OPPORTUNITÀ ED ESITI”

 

 

N° ID. campo

N° IDENTIFICATIVO DELLA SCHEDA_di_CASO: 2/1 SC 4

4.1

L’ESPERIENZA DESCRITTA HA AVUTO ESITI POSITIVI? (sono possibili più risposte, con eventuale spiegazione a lato)

4.1.a

NO

 

4.1.b

SI, IN TERMINI DI RISULTATI CONCRETI E VISIBILI SUL TERRITORIO

X

4.1.c

SI, IN TERMINI DI AUMENTO DEL POTERE DECISIONALE DEI CITTADINI

X

4.1.d

SI, IN TERMINI DI ARRICCHIMENTO DELLA CONOSCENZA DEI BISOGNI

X

4.1.e

SI, IN TERMINI DI TRASFORMAZIONE DELLA MACCHINA PUBBLICA

X

4.1.f

SI, IN TERMINI DI TRATTAZIONE DIFFUSA DI NUOVI TEMI

 

4.1.g

SI, IN TERMINI DI COSTRUZIONE DI VISIONI E SCENARI CONDIVISI DI MEDIO TERMINE

X (Esempio: turismo di “famiglia” )

4.1.h

SI, IN TERMINI DI SPERIMENTAZIONE DI NUOVI STRUMENTI DI GOVERNO

X

4.1.j

SI, IN TERMINI DI CAMBIAMENTI CULTURALI DIFFUSI (specificare)

La cittadinanza ha cominciato a ragionare in termini generali proponendo sempre più richieste cittadine e sempre meno riguardanti il proprio territorio.  C’è  stato in questo senso un processo di apprendimento popolare

4.1.k

ALTRO (specificare)

 

4.2

L’ESPERIENZA SI È AVVANTAGGIATA DI QUALCHE INCENTIVO FORNITO DA BANDI DI GARA, LEGGI SPECIALI O ALTRI STIMOLI FORNITI DA ISTITUZIONI SUPERIORI?

4.2.a

SI

 

4.2.b

NO

X

4.3

SE LA RISPOSTA È “SI”, PRECISARE DI CHE TIPO

 

4.4

L’ESPERIENZA HA EVIDENZIATO QUALCHE LIMITE BLOCCANTE CHE L’HA CONDIZIONATA IN MANIERA RADICALE? (sono possibili più risposte)

4.4.a

NO

X

4.4.b

SI, IN TERMINI DI INTERAZIONE TRA ATTORI ISTITUZIONALI E NON(specificare)

 

4.4.c

SI, PER LO SCARSO INVESTI-MENTO DI RISORSE PUBBLICHE

(specificare)

 

4.4.d

SI, PER LA MANCANZA DI VOLONTÀ POLITICA

(specificare)

 

4.4.e

SI, PER IMPEDIMENTI BURO-CRATICI, SCARSO COORDI-NAMENTO INTERNO DEGLI ENTI COINVOLTI ECC. (specificare)

 

4.4.f

ALTRO (specificare)

-Gli alti costi per effettuare un adeguata e capillare comunicazione, fattore determinante del processo.

-Bassa partecipazione di giovani.

-Difficoltà a gestire assemblee troppo affollate.

-Possibilità di lobbyng (mai verificatasi a Grottammare)

 

nessuno dei precedenti punti ha condizionato radicalmente questo processo; rappresentano però criticità da tenere sotto osservazione

 

4.5

QUALI OBIETTIVI PREVISTI SONO STATI RAGGIUNTI? (specificare)

Siamo nei tempi e obiettivi fissati dal programma

4.6

SI SONO VERIFICATI DEGLI ESITI POSITIVI INATTESI?

4.6.a

SI

X

4.6.a

NO

 

4.7.

SE “SI”, QUALI? (specificare)

Il quartiere centro, da sempre quello meno partecipativo, si è organizzato in Comitato e ha cominciato intervenire in maniera importante alle Assemblee

4.8

SI SONO VERIFICATI DEGLI EFFETTI NEGATIVI NON PREVENTIVATI?

4.8.a

SI

X

4.8.a

NO

 

4.9.

SE “SI”, QUALI? (specificare)

L’anno scorso ci sono state le elezioni e i due cicli delle Assemblee sono stati troppo ravvicinati per permettere un’adeguata elaborazione dei dati sia da parte dei cittadini sia da parte degli amministratori

4.10.

DAL PERCORSO FINORA SPERIMENTATO QUALI OPPORTUNITÀ SONO EMERSE CHE SI PUÒ PENSARE DI SFRUTTARE COSTRUTTIVAMENTE PER IL FUTURO? (specificare)

A mio avviso esportare la partecipazione popolare su altre arene dell’agire amministrativo è un passo fondamentale oltre che possibile; il Bilancio può rappresentare  la scintilla per innescare forme partecipative anche in ambito di urbanistica, progettazione dei singoli interventi, ecc.

4.11.

QUALI ELEMENTI SI POTREBBERO REINDIRIZZARE, PER FAR MATURARE IL PERCORSO IN FUTURO? (specificare)

Coinvolgere nuovi livelli amministrativi (Provincia, Regione) per ricevere un effettivo ausilio per ciò che riguarda l’acquisizione di risorse umane e materiali; essi potrebbero assistere e sostenere il processo partecipativo soprattutto nella fase di comunicazione e di informazione nonché nell’importante momento della divulgazione.

4.12.

IL PERCORSO HA GETTATO BASI SUFFICIENTI PER POTER CONTINUARE? (specificare)

A differenza di altri laboratori molto avanzati in Italia, l’esperienza partecipativa è radicata nel tessuto sociale anche se scarsamente formalizzata. L’esperienza quasi decennale del processo fa ben sperare anche per il futuro anche se rimane francamente  ignota la possibilità di riuscita sotto altre Amministrazioni.

4.13.

QUALI ELEMENTI POSITIVI POTREBBERO ESSERE EMULATI IN ALTRI CONTESTI E CON QUALI ATTENZIONI? (specificare)

Monitoraggio costante di partecipanti

4.14

EVENTUALI NOTE AGGIUNTIVE

 

4.15

ELENCO MATERIALI DI SUPPORTO

A) Riflessioni sul Bilancio Partecipativo (dal sito www.comune.grottammare.ap.it)

B) Manifesto delle assemblee del Bilancio Partecipativo 2005 (1° fase)

C) Resoconto richieste del Bilancio Partecipativo 2005 su ‘Grottammare informa” n° 6/2005

D) Relazione sullo Stato dell’Ambiente 2002

E) Norme del nuovo PRG