28 Ottobre 2005
Articolo che apparirà nel settimanale Carta
Questo articolo apparirà sul settimanale nazionale Carta in una delle sue
prossime uscite:
Vicenza ex «città qualunque» del già ricco Nord-est, forse
passerà alla storia. Sarà la prima città in Italia ad offrire nuovi strumenti di
partecipazione e democrazia diretta ai suoi abitanti, quali il referendum
propositivo e abrogativo.
La proposta è nata dalla
mobilitazione dei suoi stessi cittadini, ovvero con un movimento «dal
basso».
Il Gruppo Bilancio Partecipativo, che si proponeva di risvegliare un
po’ le coscienze sopite dei cittadini di Vicenza per avvicinarli e renderli
partecipi del governo della città, ha lasciato il posto a qualcosa di più
pratico e, si spera, efficace: il Comitato Più Democrazia, che sta portando
avanti la battaglia del referendum per cercare di introdurre all’interno dello
statuto comunale alcuni strumenti «forti» [quali il referendum propositivo e
abrogativo] che dovrebbero servire ai cittadini per far sentire e far rispettare
la propria volontà: questi strumenti renderebbero vincolante per gli
amministratori la volontà dei cittadini. E quale strumento migliore per
provarci, se non un referendum? Che buffo: un referendum sul referendum! Forse è
la prima volta che accade. La cittadinanza diventerebbe parte attiva nelle
decisioni della «cosa pubblica», i cittadini potrebbero fare proposte alla
giunta o al consiglio comunale – che sarebbero obbligati a metterle in atto –
oppure annullare alcune loro decisioni.
Ma il percorso non è né semplice né
privo di ostacoli. Dopo aver superato il test di ammissibilità per il quesito
referendario [approvato il 2 settembre dal Comitato degli Esperti del comune] il
Comitato Più Democrazia dovrà ora raccogliere 4000 firme autenticate di
cittadini in 90 giorni [dal 14 novembre al 14 febbraio]. A questo scopo è stato
organizzato un evento che avrà luogo alla Fiera di Vicenza il 7 dicembre con la
partecipazione, fra gli altri, di Marco Travaglio.
Le difficoltà non sono
solo burocratiche, ma anche politiche. Alcuni scappano a gambe levate, quando
sentono parlare di «democrazia diretta» e di «strumenti di partecipazione», e
innalzano barriere di protezione contro «mali» che porterebbero i cittadini a
prendere delle decisioni «al posto» degli amministratori su ciò che più li
riguarda da vicino. Per superare questi pregiudizi, bisogna far conoscere quali
sono gli strumenti che ci spettano di diritto, e che di diritto potrebbero
essere utilizzati per l’esercizio della sovranità popolare. Per esempio, chi sa
cosa vuol dire uno dei principi che sta alla base di iniziative come questa: il
principio di sussidiarietà? Chi sa che sta a indicare proprio una partecipazione
politica e amministrativa del cittadino, che si attiva autonomamente dando vita
a iniziative di interesse generale, che le istituzioni sono tenute a sostenere,
facilitare e integrare nelle loro politiche, in attuazione della Costituzione?
Bisognerebbe rinfrescare la memoria dei politici, a tutti i
livelli.
www.piudemocrazia.it
Novembre 20th, 2005 at 12:00
Semplicemente GENIALE.